Una sfortunata serie di eventi ha ritardato di quasi cinque mesi il passaggio dal mio affezionatissimo C9.25 XLT al nuovo C9.25 Edge HD (di cui parlerò estesamente in apposito articolo), di fatto spingendomi tra le braccia del "piccoletto" di casa, il Tecnosky AG 70/350, un Petzval di pregio cui non avevo ancora affidato un lavoro pesante. Non volevo noie, ma soltanto integrare, massicciamente, comodamente dal salotto di casa, rubando al cielo di città uno dei primi soggetti da me tentati in banda stretta ormai diversi anni fa: la famosa Nebulosa Cuore (IC1805), che nelle serate autunnali è già abbastanza alta nel cielo e perfetta per una ripresa coi filtri narrowband, magari lavorata in Hubble palette o semplicemente bicolore Ha/OIII.
Come ormai d'abitudine, ho cercato di ottimizzare ogni serata utile, integrando i due filtri Ha ed SII fino al quarto di Luna, e dedicando le serate più buie al più schizzinoso filtro OIII, finendo per accumulare 13 serate in un breve periodo di tempo grazie ad un clima sorprendentemente collaborativo; ho scelto di scattare esclusivamente pose da 10 minuti, per non ritrovarmi con un numero spropositato di files da elaborare, e puntando tutto sulla ripresa delle nebulosità più deboli.
In alcune occasioni ho lasciato lavorare il setup fin quasi al mattino, automatizzandone lo spegnimento e smontandolo solo la mattina dopo, prima di andare a lavoro.
Ho dedicato ogni serata ad un solo filtro, riducendo la frequenza del dithering pian piano che il numero di files aumentava.
Ho cercato di non smontare completamente l'attrezzatura tra una sessione e la successiva, e quando non l'ho fatto ho ottenuto nuovi flat frames per calibrare al meglio quanto recuperato.
La cosa a mio avviso più clamorosa (grandissimo motivo di soddisfazione dopo anni di miglioramenti) è stata rendersi conto di non aver buttato neanche un light frame: non una foto mossa, non una rovinata da un glitch della montatura o dal malfunzionamento di qualche accessorio. Per quanto la focale di 350 mm perdoni molto in termini di precisione, zero scatti buttati su 412...semplicemente non mi era mai capitato.
Tutto ha funzionato alla grande, ogni parte nei propri limiti, e questo la dice lunga sull'affidabilità di quanto messo assieme in questi anni. Alla faccia di quanto nel frattempo stava invece andando tutto storto. Ma questa è un'altra storia.
Alla fine questo era esattamente quello di cui avevo bisogno.
Dopo 13 serate, quindi, avevo integrato 90 pose da 600" in Ha, 165 in OIII e 157 in SII, per un totale di poco meno di 70 ore di segnale: i migliori master che abbia mai avuto il privilegio di elaborare erano ormai ad un tiro di schioppo.
Il mio difetto di voler tentare elaborazioni con integrazioni parziali mi ha dato però modo di seguire la "crescita" di ognuno dei tre canali, ed è stato interessante capirne le differenze, dovute sia alla natura stessa dei tre filtri, ma anche legate alle diverse serate di acquisizione, con fasi lunari ed inquinamento luminoso sempre diversi.
Il canale Ha risulta sempre il più intenso (cosa nota a tutti gli astrofotografi non alle primissime armi), ma su questo soggetto un'integrazione abbastanza importante rivela una nebulosità più debole in cui è immersa l'iconica figura, un vero e proprio mare d'idrogeno.
Il canale OIII è stato l'unico, indipentemente dalla forte integrazione, a necessitare di una rimozione gradienti accurata: il cielo cittadino ha rovinato ogni frame, anche quelli acquisiti al meridiano...e in barba al fatto che il filtro avesse una banda passante pure più stretta degli altri due (4.5 nm vs 7 nm). Di nuovo capisco quanto le riprese, almeno con questo filtro, vadano effettuate da cielo rurale, almeno ogni volta che sia possibile.
La soddisfazione massima l'ho avuta quando ho integrato il masterlight dell'SII, un filtro che notoriamente ha un segnale davvero infimo (anche se quasi non disturbato dall'inquinamento luminoso): dopo 157 pose da 10 minuti pareva di guardare un qualunque master di Ha di questo soggetto, e l'unica differenza erano stelle abbastanza più "grosse" rispetto a quest'ultimo. Il canale SII rileva spesso strutture molto più fini ed articolate rispetto all'Ha, e benché la lunghezza d'onda sia soltanto verso un rosso un po' più spinto, il suo contributo alla palette finale è stato evidente.
Tanto era il segnale complessivamente acquisito, che ho dovuto tentare svariati approcci elaborativi diversi per non far "soffocare" le nebulosità oscure dalle circostanti regioni luminose, dovendo innanzitutto decidere se comporre in fase lineare o dopo aver stretchato i tre canali separatamente. Allo stesso modo ho avuto dubbi sulla palette da ottenere una volta assemblata la SHO base: il verde dell'idrogeno era ovviamente dominante, ma virando i colori in modi diversi ottenevo sempre risultati comunque interessanti.
Ho pure tentato una palette Foraxx (che di solito non è di mio gradimento), poi abbandonata perché davvero troppo psichedelica. Credo di aver lavorato questa immagine in 10 modi diversi, senza riuscire a decidermi.
Alla fine ha vinto un approccio ibrido, quasi sotto tutti gli aspetti: ho fatto uno stretch leggero dei tra canali separati, da cui ho estratto le stelle (ancora minuscole grazie allo stretch minimo), ho composto la versione SHO senza stelle e virato i colori con una palette a metà strada tra SHO standard e Foraxx, ed ho ulteriormente stretchato il risultato spingendo sui segnali deboli evitando di "bruciare" le zone più luminose.
Approccio ibrido anche per le stelle: la loro luminanza proviene dal primo stretch debole, mentre il colore è ottenuto dallo stretch e viraggio colori di una versione con nebulosa e stelle, elaborata appositamente per ottenere un colore accettabilmente simile a quello reale...perché non avevo più voglia di dedicare anche solo altre due ore all'acquisizione di stelle RGB!
La risoluzione finale, grazie all'algoritmo di "drizzle" applicato ai tre file master e all'estrema nitidezza del piccolo Tecnosky, quasi non fa rimpiangere riprese a focali molto più lunghe ed impegnative, fornendo un dettaglio comunque apprezzabile a fronte di un lavoro in post-produzione solo minimamente più tedioso.
Menzione d'onore per il setup utilizzato, in particolare il mio "cavallo da tiro", una AZ-EQ6GT con ormai 7 anni sulle spalle, e il Tecnosky AG70, il più grosso tra i piccoli sul mercato, di cui ho parlato qui. Con questa attrezzatura (e l'aiutino dei miei teli antivento semi-stabili da osservatorio dei poveri) posso lavorare anche in condizioni di forte vento, e visto il clima autunnale/invernale è cosa non da poco.
Non escludo di continuare ad integrare segnale, se non quest'anno magari il prossimo, perché 70 ore sono tante...ma farne altrettante non sarà assolutamente inutile: questa regione di cielo è ricca di nebulosità deboli, e la voglia di potenziare soprattutto il canale OIII è tanta. Stavolta non posso dire di non aver raggiunto l'integrazione desiderata, ma considero questo lavoro tutt'altro che definitivo: potrei davvero valutare di ottenere ulteriore segnale, in tempi veramente più rapidi, acquisendone ulteriore dal cielo Bortle 4 del mio sito campagnolo di fiducia. Finora sono stato pigro, lavorando solo da città. Vedremo.
Comentarios