Pianificazione. Ecco a cosa deve giungere l'astrofotografo, prima o poi. Per scattare una foto della Luna o del pianeta Giove possono bastare 30 minuti, almeno escludendo le fasi di montaggio e smontaggio dell'attrezzatura; non serve raggiungere il cielo più scuro di questo mondo, e non servono condizioni meteo stabili per tutta la notte.
Per i soggetti "deep sky", come nebulose e galassie, l'impegno è invece molto maggiore e le condizioni di lavoro impongono esigenze ben diverse: spesso servono perfino più sessioni di riprese, in serate diverse, ognuna delle quali contribuirà con un certo quantitativo di files da inserire infine nei vari software di elaborazione astrofotografica. Ciò porterà quindi all'immagine finale, frutto dell'integrazione di decine o centinaia di singole pose. E questo è soltanto il "workflow" cui ci si deve abituare.
Pianificare vuol dire, prima di tutto, scegliere il soggetto da riprendere tra quelli presenti in cielo in quel momento, e la modalità di ripresa (telescopio o teleobiettivo, filtri, tempi di esposizione). Ho sempre immaginato di riprendere la famosa Nebulosa di Orione (Messier 42), così come visibile nelle fotografie più belle presenti sul web: immagini vivide, ricche di dettagli e fotograficamente "profonde", con le regioni nebulari più deboli ben evidenziate. M42 è situata (come dice il nome) nella costellazione di Orione, prettamente invernale e famosissima, facilmente riconoscibile a causa della grande brillantezza delle stelle che la compongono; la nebulosa rappresenta la cosiddetta "Spada di Orione", posta subito al di sotto della "Cintura di Orione" (un allineamento apparente di tre stelle cui dicono si siano ispirati per costruire le piramidi egizie...).
Mi sembrava di avere un "conto in sospeso" con questo soggetto, ed ho quindi scelto, per questi mesi di Gennaio e Febbraio, di dedicarmi ad una sua ripresa che finalmente gli facesse onore, cercando di lavorare al meglio delle mie possibilità, finalmente con un'attrezzatura adeguata ed un bagaglio tecnico sicuramente cresciuto negli anni.
Tralasciando i miei primi (giovanili) tentativi di ripresa, con reflex e teleobiettivo economico, ho ottenuto una "discreta" immagine a lunga posa di M42 nel 2017, usando stavolta una reflex digitale ben più performante ed un ottimo teleobiettivo Canon serie L, il tutto montato su una montatura equatoriale finalmente moderna. Lungi dall'essere l'attrezzatura più adatta di questo mondo per riprendere soggetti simili, fu comunque motivo di soddisfazione ed incoraggiamento per gli anni seguenti. La foto in questione (visibile sotto) venne ripresa da un cielo che oggi definirei mediocre, ma era già un netto miglioramento, grazie ad un sensore più moderno, un'ottica decisamente migliore, ed un inseguimento piuttosto preciso.
Oggi, nel 2019, le migliorie da me apportate alla strumentazione non mancano, prima tra tutte la camera di ripresa. Le reflex digitali, per quanto moderne e performanti, non sono concepite per un utilizzo astronomico: semplicemente non hanno una sensibilità al rosso così elevata come le camere astronomiche, e non sono neppure raffreddate. Proprio il rosso è il colore predominante nella maggioranza dei soggetti del cielo profondo, e le camere raffreddate consentono pure pose più lunghe e files più "puliti". Di fatto, in buona sostanza, i risultati migliori si ottengono (come sempre e in ogni campo, del resto) con strumentazioni dedicate.
Ho poi cambiato il luogo da cui effettuare le riprese, ed un cielo più scuro garantisce sicuramente risultati migliori ed immagini più facilmente lavorabili in post-produzione.
La sfida più impegnativa sarà comunque riprendere M42 in HDR (High Dynamic Range): la nebulosa ha un nucleo molto luminoso e regioni periferiche molto deboli, seppur presenti, e nessun sensore è in grado di registrare queste ultime senza finire per "bruciare" le prime. Così come avviene in fotografia tradizionale, quando si impone alla macchina di esporre in "bracketing", si dovranno fare pose con tempi di scatto diversi, dedicati a zone con luminosità differenti. Nel mio caso ho scelto di fare scatti da 2 secondi, 30 secondi e 180 secondi di posa. Ogni set di pose verrà elaborato separatamente e le tre immagini derivanti verranno inserite in un software per HDR, che si occuperà di "fonderle" insieme ottimizzando il segnale ed eliminando le zone troppo chiare. La mia M42 ripresa nel 2017 mostra un nucleo totalmente bianco e sovraesposto: a suo tempo utilizzai due soli set di pose e feci la fusione manualmente in Photoshop, ottenendo qualcosa di buono, ma comunque migliorabile.
Ho avuto soltanto due serate (il 22 e 23 Gennaio) per iniziare l'acquisizione dei files, ed il progetto è tuttora in fase di completamento. Una elaborazione provvisoria ha già dato risultati sorprendenti e non vedo l'ora di finire. Quando questo target invernale sarà terminato, clima e Luna permettendo, verrà inserito e spiegato dettagliatamente nella sezione dedicata al "Dietro le quinte". Piccoli passi, molto freddo, tanto tempo.
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