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La Nebulosa Rosetta
La rosa dell'Unicorno

Insieme alla Grande Nebulosa di Orione, la Nebulosa Rosetta è un soggetto impressionante per luminosità e ricchezza di dettagli, posto a circa 5200 anni luce da noi: una vasta regione HII situata nella costellazione dell'Unicorno, che già si presta ad essere ripresa con focali tipiche dei più comuni teleobiettivi fotografici, ma che svela tutte le sue strutture a focali maggiori. Nel mio caso ho scelto di riprenderla con lo Sharpstar 107 ridotto ad f/4.9 tramite riduttore Riccardi, esattamente come feci nel 2018, quando ancora non sapevo trarre il massimo dalla mia attrezzatura, e il risultato fu comunque utile per capire eventuali spunti di miglioramento, sia in fase di ripresa che di elaborazione. Alla focale di 530 mm la forma rotonda di questo soggetto riempie al massimo l'inquadratura, e per quanto una focale superiore fornirebbe di certo una risoluzione maggiore, i dettagli più minuti sono ben evidenziati dal tripletto apocromatico, che continuo a considerare un'ottica davvero ad alto livello.

Scelgo, come faccio ormai sempre più spesso, la via della ripresa in falsi colori attraverso filtri a banda stretta (è una nebulosa ad emissione) per massimizzare contrasto ed evidenziare le varie strutture gassose al suo interno, e punto ad ottenere un'integrazione elevata per garantirmi un segnale forte e pulito con elevato rapporto SNR (Signal to Noise Ratio); l'elaborazione sarà più semplice e "permissiva"...una chimera che inseguo sempre! L'acquisizione avverrà, tra l'altro, interamente da cielo cittadino, dedicando le uscite in campagna per soggetti differenti.

 

Impostazioni di ripresa: occhio alle stelle!

Utilizzando filtri a banda stretta (Ha/OIII/SII) su strumenti con luminosità tra f/4.9 ed f/6.3 sono solito utilizzare tempi di posa di 300", o in qualche caso 600"; stavolta la luminosità del soggetto e la volontà di saturare il minor numero possibile di stelle mi ha spinto ad utilizzare, per i filtri Ha ed  OIII, pose da 180" (3 minuti), che garantiscono una esposizione più che sufficiente e, come effetto "collaterale", una miglior resa complessiva: pose più brevi forniscono generalmente una risoluzione maggiore ed una minore percentuale di scatti scartati a causa del vento...nei casi in cui questo colpisca la strumentazione a brevi raffiche. Per il filtro SII, che notoriamente contribuisce con un segnale molto debole, ho preferito restare fedele ai soliti 300".

La mia ZWO ASI 1600MM-PRO lavora SEMPRE a gain 300 quando riprendo a banda stretta, poiché il read noise è infatti minimo al gain massimo, e l'unica controindicazione è la gamma dinamica del sensore, che crolla drasticamente: da lì la questione della rapida (rapidissima!) saturazione delle stelle più luminose. Miravo ad almeno 30 ore d'integrazione e, una volta tanto, ho rispettato i programmi, con un discreto "bottino" così ripartito:

- 200x180" light frames di Ha

- 216x180" light frames di OIII

- 135x300" light frames di SII

Ogni canale è stato calibrato con 37 dark, 37 flat, 37 dark flat. Integrazione totale di circa 32 ore.

Lavorando su questo soggetto, ho provato a migliorare la resa delle stelle in fase di stretching dei tre canali, creando una maschera per ognuno di loro ed unendo successivamente le tre maschere; ognuna delle tre maschere prese separatamente, infatti, non comprendeva tutte le stelle da "proteggere", immagino a causa delle dense nebulosità, soprattutto nel canale Ha. Ho quindi utilizzato una maschera "tri-band", con tutte le stelle individuate dallo strumento "Crea maschera di stelle" di Deep Sky Stacker. Per adesso è l'unico metodo che so utilizzare, altri software faranno sicuramente meglio.  

Le tre immagini qui sotto mostrano i file di partenza per la combinazione dei tre canali nella famosa Hubble Palette (SII come canale rosso, Ha come verde, OIII come canale blu): a sinistra i file così come usciti dallo stacking in Deep Sky Stacker, a destra le loro controparti "stretchate". 

Stretch_Ha.jpg
Stretch_OIII.jpg

Il risultato dell'integrazione con il filtro Ha da 7 nm  - Soltanto 26 pose da 300" per un totale di poco più di 2 ore d'integrazione

Stretch_SII.jpg

Combinazione e bilanciamento colori

Il segnale dell'Ha rappresenta la gran parte di quanto emesso dalla quasi totalità delle nebulose ad emissione, e questo non può che comportare (secondo l'assegnazione Ha=canale G) una evidente dominante verde quando combinato con gli altri due canali con palette SHO. Sono solito eseguire la combinazione dei canali in Photoshop, andando a copiare i tre canali monocromatici in una immagine RGB nuova.

SHO_1.jpg

La combinazione di base produce una forte dominante verde, dovuta al segnale dell'Ha

Utilizzando poi gli strumenti messi a disposizione dal software Photoshop ho fortunatamente provveduto a crearmi una macro (sequenza di azioni predefinita) che vira selettivamente le varie tonalità di colore, in modo da ribilanciare il tutto e rendere la tonalità complessiva più gradevole...e in parte più "realistica".  Chiaramente il risultato non è definitivo, ma è già molto più gradevole all'occhio, e le stelle (almeno quelle non saturate a causa del gain elevato) iniziano ad avvicinarsi ai loro colori naturali. 

Mi ha sorpreso l'intensità del canale OIII, che ha fornito un ciano/verde talmente saturo da correggerlo in post: cosa mia vista prima.

Qui sotto il risultato dopo aver eseguito la macro di comandi predefiniti.

La luminosità intrinseca del soggetto e il tempo d'integrazione totale piuttosto importante hanno prodotto colori molto saturi ed un'immagine che considero "abbagliante": c'è ancora una dominante verde da correggere e numerose correzioni "cosmetiche" da fare.

SHO_2.jpg

Lavorando per tentativi con lo strumento "Correzione Colore Selettiva" di Photoshop, e dopo 8-9 versioni tutte rigorosamente diverse tra loro, ho riportato la Rosetta ad una combinazione cromatica che considero, in qualche modo, una sorta di "Bicolore Avanzata": toni rossi e azzurri ben separati e quel tocco in più dato dal giallo-verde che una combinazione bicolore narrowband standard non è in grado di riprodurre. Ho cercato di virare il tono complessivo dell'immagine in modo da ottenere stelle con una colorazione quantomeno prossima a quella reale, ottenibile con ripresa RGB standard. Senza dimenticare la rimozione del magenta intorno alle stelle più luminose, inevitabile quando si elabora con questa palette di colori, ma che io non riesco proprio a tollerare.

Il risultato mi è parso accettabile, almeno per una elaborazione che non ha previsto l'utilizzo di segnale RGB per i nuclei stellari. Migliorare in tal senso è sicuramente possibile, e mi riprometto di farlo...ma questo è un altro discorso.

Per la prima volta ho inoltre seguito due percorsi di elaborazione separati, uno per le forti luminosità della nebulosa, ed uno per le regioni deboli ed il fondo cielo, che è quasi assente vista l'inquadratura abbastanza risicata, ma comunque presente. Fondendoli a fine lavoro dovrei aver "spinto" in modo selettivo e controllato senza chiedere troppo alle ombre o bruciando le alte luci.

SHO_3_NEW.jpg

L'immagine finale, dopo svariati interventi di viraggi colore.

DTL_1_NEW.jpg

Lo "Zoo" della Rosetta, che grazie alla "Pareidolia" sembra ospitare svariate forme di animali

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Globuli di Bok e dense nubi di polveri, dal lato opposto della Rosetta, scolpiti dalle radiazioni UV dell'ammasso aperto NGC 2244

Riflessioni e considerazioni finali

Mi pareva d'obbligo il confronto con il Me Stesso del 2018, che affrontò la Nebulosa Rosetta con le migliori intenzioni, la stessa camera di ripresa e lo stesso telescopio rifrattore, all'epoca acquistato da poco. Tralasciando le differenze nella colorazione ottenuta...che sono assolutamente plausibili in quanto palette a falsi colori a priori...mi hanno colpito le stelle del 2018: ovali, non tonde, molto più grandi e tutte totalmente saturate. La risoluzione è poi nettamente inferiore ed il rumore è molto più evidente.

Cosa è cambiato da allora? 

Prima di tutto ho acquistato un focheggiatore elettrico (Sesto Senso di Primalucelab), che mi garantisce una messa a fuoco sempre pressoché perfetta.

Poi, dopo una serie di aggiustamenti su backfocus del riduttore/correttore e tilt del sistema, le stelle sono finalmente eccellenti praticamente su tutto il frame, e il tripletto apocromatico Sharpstar può mostrare ciò di cui è davvero capace: c'è ancora margine di ottimizzazione, ma ciò comporterebbe un notevole dispendio di tempo, e già adesso le stelle nei singoli subframes sono talmente minute che ho scelto di non applicare alcuna deconvoluzione in fase di elaborazione, neppure al canale SII, che in genere è il peggiore.

Infine, non posso che confermare l'importanza estrema del tempo d'integrazione totale, ma anche di ogni singolo light frame: nel 2018 ero talmente concentrato sulla parte nebulare da dimenticarmi completamente delle stelle, ed utilizzavo il sensore CMOS senza conoscerne e gestirne i difetti. 

Oggi, tra le altre cose, è già un po' di tempo che ho cambiato approccio ai soggetti da riprendere, e dedico quante più serate possibili all'acquisizione di UN SINGOLO soggetto, ottenendo files effettivamente più lavorabili in post-produzione: è faticoso, noioso, e la tentazione di passare ad altro molto forte...ma lo sforzo non può che ripagare. Prima ero vittima della frenesia, e pretendevo di riprendere un soggetto diverso ad ogni sessione.

 I piccoli astrofotografi crescono, insomma, ma è bello guardarsi indietro, e constatare che almeno in qualcosa si è migliorati.

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