La Nebulosa Crescent
La NGC 6888 "tricolore"
Per svariati mesi all'anno, sostanzialmente da Giugno a Ottobre, un soggetto astronomico è saldamente tra i più belli e fotografati del cielo estivo; quando la stagione delle galassie si è ormai esaurita e si è già in odore della Via Lattea più spettacolare, la Nebulosa Crescent è il bersaglio di quasi ogni tipo di strumentazione: dai piccoli rifrattori ad ampio campo, che la ritraggono piccola nel mare di nebulosità della costellazione del Cigno, fino ai telescopi a lunga focale, che si cimentano in riprese ravvicinate, la NGC 6888 è una intricatissima nebulosa ad emissione, creata dall'interazione di una stella di Wolf-Rayet con i suoi stessi gas, espulsi quando divenuta una gigante rossa, centinaia di migliaia di anni fa.
La sua forma particolare ricorda decisamente la forma di un cervello o la fase crescente del nostro satellite, da cui deriva appunto il nome; decisamente piccola in quanto a dimensioni apparenti, svela i suoi dettagli soltanto in riprese a lunga focale, che sacrificano le nebulosità diffuse in cui è immersa, ma che consentono di evidenziare la sua complessa struttura. Fu uno dei primi soggetti che tentai di riprendere nell'ormai lontano 2018: così come allora lo strumento usato era il mio fidato C9.25 XLT, così oggi è il mio C9.25 Edge HD, supportato però da attrezzatura, esperienza e tecnologia disponibile ben superiori. Il C9.25 XLT lavorava ad una focale di 1480 mm, mentre il fratello più blasonato arriva a 1640 mm. Dettagli, sulla carta, paragonabili.

Il primo timido tentativo nel 2018, integrando il canale Ha ad una RGB in modo grossolano
Parola d'ordine: ""MASSIMIZZARE"
Parlando e confrontandomi con altri astrofotografi, sono solito raccontare di quanto, negli anni, mi sia "radicalizzato": un termine non fortunatissimo in questo periodo storico, ma perfetto in questo contesto per ben riassumere l'evoluzione del mio approccio alla fotografia deep sky.
Di soggetto in soggetto, anno dopo anno, mi sono reso conto di quanto il fattore innegabilmente fondamentale per ottenere fotografie di un certo livello sia il tempo dedicato all'integrazione o, per meglio dire, al rapporto segnale/rumore. Per quanto si possa utilizzare una strumentazione migliore, un sensore più sensibile, o dei software più evoluti e performanti...l'integrazione totale è ciò che getta le fondamenta di un'immagine; una volta deciso di aver raggiunto il traguardo prestabilito di ore sotto al cielo, si può tentare di tutto...si può cambiare il tipo di stretching, si può applicare una riduzione rumore migliore e quant'altro...ma nessuna elaborazione potrà mai sopperire a poche ore di segnale e ad un "signal to noise ratio" basso.
E il clima? Beh, quello è spesso contro ogni velleità di super-integrazioni, e ci rema contro proprio nei giorni migliori, quando la Luna non illumina la notte e il vento non sferza il telescopio.
Da qui la decisione di tornare a riprendere NGC 6888 con un approccio radicale: utilizzare ogni notte serena esclusivamente da cielo di campagna Bortle 4, con filtri a banda stretta, e soltanto con Luna Nuova o un misero falcetto, rapido a tramontare. Iniziare ad integrare a fine Giugno, concentrandosi sullo stesso soggetto almeno fino ad Ottobre. Rigorosamente un solo filtro ogni serata. Nessuna ripresa da cielo cittadino, neppure col filtro Ha, per quanto notoriamente ben resistente all'inquinamento luminoso. Sul web esistono tabelle in merito e pareri di tutti i tipi, ma una cosa è certa: un'ora di segnale sotto un cielo classe Bortle 4 equivale, nella peggiore delle ipotesi, a 5-6 ore di segnale sotto un cielo Bortle 8: ogni viaggio verso la campagna sarebbe stato faticoso ma remunerativo.
E tentare quanto da tutti sconsigliato: integrare anche il canale SII, che nella Nebulosa Crescent "non apporta nulla": insomma...eventualmente verificare sulla propria pelle quanto fosse vero o meno. Tanto le notti son calde, e sotto al cielo si sta bene.
Dati, dettagli, numeri dell'integrazione...
Il mio setup si è evoluto molto negli ultimi mesi, divenendo complessivamente più leggero ed efficiente, ma con qualche (inevitabile) punto debole: la montatura che utilizzo adesso è una Skywatcher Wave 150i (trovate la mia video-recensione a questo link), leggera e precisa ma molto sensibile al vento, così come il treppiedi della PROAIM (video-recensione a questo link). Mi sono affidato al mio kit antivento portatile, che chiamo scherzosamente "Windkilla II", per far fronte a venti anche abbastanza tesi, ed ho adottato ogni misura possibile per ridurre al minimo qualunque vibrazione sull'attrezzatura: paraluce corto, ridottissima altezza da terra, per esempio, si sono dimostrati alleati impagabili.
Ad ogni modo ho avuto a disposizione, tra impegni, maltempo e condizioni sfavorevoli (vedi sopra) un totale di 12 serate, le prime delle quali decisamente estive e corte, che hanno fruttato 194 light da 600", per una integrazione complessiva di poco più di 32 ore.
L'attrezzatura...
Ottica: Celestron C9.25 EDGE HD ridotto ad f/7
Montatura: Skywatcher Wave 150i
Camera di ripresa: ZWO ASI 2600MM-PRO
Camera di guida: ZWO ASI 174MM Mini su ZWO OAG-L
Software: N.I.N.A., EQMOD, PHD2, Cartes du Ciel, Pixinsight, Photoshop
L'integrazione...
70x600" light frames Ha (Optolong 7 nm) @gain 100
59x600" light frames OIII (Antlia Edge 4.5 nm) @gain 100
65x600" light frames SII (Optolong 7 nm) @gain 100
31 flat frames per ogni sessione
Totale 32,3 ore

Il canale Ha della NGC 6888: potente e ricco di dettagli

Il canale OIII, ripreso con l'ottimo filtro Antlia EDGE da 4.5 nm
L'insolita elaborazione
Scegliere di acquisire il canale SII, generalmente non utilizzato per questo soggetto, mi ha costretto a ridurre il tempo dedicato agli altri due filtri, ed è stato un azzardo: serviva un canale "utile" all'immagine, che desse alla palette colore qualcosa in più, e che non finisse per farmi solo sprecare 3-4 serate buone. Il singolo light mostrava davvero poco, ma speravo che integrando abbastanza avrebbe detto la sua nel computo finale. Nonostante i 65 light frames acquisiti, comunque, ho dovuto applicare una riduzione delle stelle maggiore rispetto ai canali Ha ed OIII, a causa di una differenza enorme di segnale tra parte nebulare e stelle, grandemente enfatizzata dallo stretch del master lineare.
Una volta ottenuto un master SII in fase non lineare, ho poi dovuto "customizzare" la formula di combinazione canali nel processo Pixelmath, proprio per sopperire al differente "peso" dello Zolfo, di fatto andando a creare una palette colori a metà strada tra una "Foraxx" palette ed una bicolore classica HOO: in questo modo il canale SII avrebbe avuto un senso. Combinazione trovata dopo svariati tentativi, scartando subito la classica SHO (Hubble palette) per questione di bilanciamento colore troppo lontano dai miei gusti, e troppo inadatta per procedere oltre.
Stabilita la palette colori è subentrato un ulteriore problema, stavolta legato proprio al tipo di strutture presenti nel soggetto; avevo letto qualcosa al riguardo ma verificando di persona sono rimasto sorpreso: non è possibile estrarre le stelle in modo corretto per una elaborazione dedicata, almeno non con Starnet 2, a mia disposizione. Semplicemente il software interpreta male l'immagine, e quando toglie le stelle...si mangia via innumerevoli dettagli fini della nebulosa, lasciando una versione "starless" decisamente impoverita! Sono così ripartito dai 3 master lineari ed ho eseguito una elaborazione contemporanea di parte nebulare e stelle, eseguita spingendo al massimo lo stretch col processo Arcsin Stretch e rifinendo soltanto con il Generalized Hyperbolic Stretch. Anche in questo caso, ho verificato prima altri svariati modi di stretchare ogni canale, e i risultati erano insoddisfacenti o esteticamente non convincenti.

Un singolo light da 600" col filtro SII

Il canale SII elaborato non lineare
La palette custom così come uscita dalla sola combinazione canali in Pixelmath è visibile nell'immagine sotto: l'inserimento del canale SII (sicuramente molto meno esteso ed intenso degli altri due) consente comunque di separare alcune strutture gassose nei due "lobi" della Crescent, evidenziando una distinzione tra le componenti Ha e SII. Il colore di base dell'OIII non ha invece niente di diverso, ovviamente, da quanto normalmente visibile nelle classiche combinazioni bicolore HOO.

La palette custom prodotta dai tre canali debolmente stretchati
Vista l'estrema pulizia del file, ho ritenuto di avere ancora margini di elaborazione, soprattutto sul fondo cielo, mentre la nebulosa vera e propria mancava ancora di saturazione e contrasto; lo strumento "Range Selection" mi ha consentito di creare una maschera per lavorare selettivamente su entrambi, applicando il processo Exponential Transformation per il fondo cielo ed i segnali deboli, e il Local Histogram Equalization sulla nebulosa.
Una maschera mirata alle sole stelle (questo era possibile!) è servita per bilanciarne meglio colori e saturazione, fino ad ottenere una resa cromatica quantomeno simile ai colori reali RGB, che non ho avuto modo di raccogliere.

La NGC 6888 e i suoi immediati dintorni


Il "lobo" di Nord-Est, con alcuni pennacchi di Ha che "bucano" il guscio di OIII

La stella di Wolf Rayet WR136 e il globulo di polveri oscure al centro della nebulosa

Il "lobo" di Sud-Ovest, e il guscio di OIII, in espansione verso Sud
Canale SII inutile...veramente?
Ho voluto impiegare 3 sessioni di ripresa su 12 per acquisire segnale col filtro SII, per 65 light su 194 (il 33% del tempo), e cosa ho verificato in prima persona? Che il soggetto emette un segnale davvero debole in tale banda, e solamente in parti piuttosto ristrette. Ma integrando a sufficienza, anche ben più di quanto ho fatto io, si ottengono comunque maggiori dettagli pure nelle zone dove abbonda l'Idrogeno, e la generale sovrapposizione dei gas risulta enfatizzata, producendo un'immagine a mio avviso più tridimensionale. Il guscio di OIII pare davvero avvolgere la parte più interna della nebulosa, mentre nella versione bicolore la palette più risicata gli rende meno giustizia.

Stessi Ha ed OIII, con contributo canale SII a destra
Le solite considerazioni finali
Inizierei dalla pretesa di partenza, ovvero scattare a banda stretta SOLAMENTE da cielo buono, quando invece, negli ultimi progetti con soggetti ad emissione avevo tutt'al più dedicato al solo filtro OIII le uscite in campagna: la classica affermazione "tanto il filtro Ha non da problemi" è abbastanza vera (soprattutto quando non si mettono insieme una Luna in età avanzata e i lampioni della città)...ma con così poche serate buone da sfruttare è un peccato non mettere il sensore sotto al miglior segnale possibile, e allungando le pose si ottiene un rapporto segnale/rumore eccellente. Meno uscite, sicuramente impegnative dal punto di vista fisico e mentale, forse valgono di più di decine di ore di segnale più scadente; almeno per coloro che, come me, non hanno strumentazione già pronta in un osservatorio privato, e devono comunque montare e smontare ad ogni sessione.
Magari è davvero meglio dedicare le sessioni domestiche a Luna e pianeti.
Mi sto radicalizzando.
E questo mito della NGC 6888, che si fa solamente in bicolore HOO? Bah, per me è sfatato, o sfatabile. Non ho forse acquisito abbastanza segnale in SII per avere tre canali davvero "allineati" tra loro, ma condire la Nebulosa Crescent con quasi 11 ore di Zolfo l'ha a mio avviso migliorata. E fare di meglio con tubi più luminosi del noioso f/7 di un SCT è sicuramente più facile. Con quanto in mio possesso al momento posso solo tornare a puntare "L'Ammiraglio" su questo splendido soggetto a Giugno dell'anno prossimo, e integrare altro segnale su quel filtro impossibile. Per me, vale.
