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Lo Schmidt-Cassegrain da 9.25 pollici

Il telescopio Celestron C9.25 è un'ottica tra le più famose nel mondo degli astrofili e, nonostante sia un prodotto prettamente commerciale e privo del blasone di ben altri strumenti, gode di una fama quasi leggendaria, promettendo una marcia in più rispetto a strumenti con lo stesso schema ottico, da 8 ma anche da 10". Tutti gli Schmidt-Cassegrain utilizzano un sistema ibrido, a lenti e specchi, per offrire elevate lunghezze focali con il minimo ingombro, e con una luminosità tipica di f/10, almeno in casa Celestron; il C9.25 ha però uno specchio primario lavorato con curvatura minore, ad f/2.5 invece della classica f/2, e questo produce due effetti: una qualità ottica generalmente migliore e proporzioni esterne leggermente diverse rispetto ai classici schemi SC. Si sceglie un C9.25, quindi, sia per l'apertura da 235 mm (visibilmente maggiore degli strumenti da 203 mm, ma ancora perfettamente trasportabile) che per le prestazioni superiori, in quanto a correzione del campo e contrasto, rispetto a tutti gli altri SC. Almeno sulla carta, certo...perché di fatto questo strumento risente moltissimo delle condizioni del cielo, e sono rare le notti in cui si riesce davvero a sfruttarlo.

Adattatore M63/M48

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Il Celestron C9.25, montato sulla Skywatcher AZ-EQ6 GT

Questo strumento viene quindi apprezzato molto da chi fa astrofotografia di Luna e pianeti, un campo di utilizzo dove buon contrasto e risoluzione sono davvero importanti; generalmente lo schema ottico SC viene scelto per la sua compattezza relativamente al diametro, e per l'intrinseca estrema lunghezza focale: il C9.25 offre una focale di 2350 mm e buon contrasto, anche se non a livello dei rifrattori apocromatici o dei Maksutov-Cassegrain.  Un altro grande pregio dello schema SC è la possibilità di utilizzare lo strumento alla sua focale nativa di f/10, oppure alla focale ridotta ad f/6.3 utilizzando un apposito riduttore/correttore da avvitare sulla culatta posteriore: lo strumento mantiene l'apertura frontale di 235 mm, ma la focale diviene quindi di circa 1480 mm, con conseguente aumento del campo inquadrato e luminosità relativa. Aggiungiamo poi che è possibile svitare il piccolo specchio secondario presente sulla lastra frontale, in modo da collegare una camera di ripresa FRONTALMENTE, consentendo di trasformare lo strumento in un fantastico astrografo ad f/2, con focale di 470 mm. In sostanza...tre strumenti in uno ed una versatilità unica nel suo genere!

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Il retro dello strumento, con collegata la camera di ripresa e la sua ruota portafiltri

L'esemplare in mio possesso ha sostituito il mio vecchio C9.25 degli anni 90, che avevo venduto alcuni anni prima: mi sono reso conto di essere legato al mio "Big Daddy", davvero utilissimo per fotografia lunare, planetaria, e di oggetti del profondo cielo troppo piccoli per poter essere ripresi con strumenti a focale più corta.

Fotografare col C9.25 non è facile, ad ogni modo. Il diametro di 235 mm risente moltissimo del seeing, specialmente con questo schema ottico, ed è possibile sfruttarne il potere risolutivo solo poche volte in un anno. Anche quando utilizzato col suo riduttore, per fotografare nebulose o galassie, rimane comunque uno strumento da un metro e mezzo di focale, e va "guidato" al meglio durante le lunghe pose per evitare il mosso, abilità che si acquisisce solo dopo molti  tentativi andati a vuoto e fallimenti. Pure la parte meccanica riveste la sua importanza: la montatura che lo sostiene deve poter funzionare bene con un carico di oltre 10 Kg, contrappesi esclusi, soprattutto quando utilizzato per fotografia di oggetti deboli.

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La dicitura "Starbright XLT" indica il tipo di lavorazione degli specchi

Il Celestron C9.25 versione Starbright XLT viene venduto con un cercatore che è poco più che un giocattolo: si tratta di un 6x30 davvero ridicolo per un tubo di queste dimensioni, ma al giorno d'oggi ha quasi totalmente perso d'importanza, visto che è possibile affidarsi ai vari software di puntamento automatico e "plate solving" per trovare gli oggetti celesti ed inquadrarli per la visione o la ripresa fotografica. In caso contrario avrei subito sostituito il piccolo cercatore con un buon 8x50, più luminoso e preciso.

In conclusione...

Il Celestron C9.25 è venduto in versione standard, come l'esemplare in mio possesso, o "Edge HD", una versione con uno spianatore incorporato che ne migliora la qualità ai bordi del campo, delle viti di blocco dello specchio primario ed un paio di fori sulla culatta, per una ventilazione passiva del tubo ed un acclimatamento più rapido. Ha pure un cercatore molto migliore. Online si trovano decine di recensioni di entrambe le versioni, e spetta all'acquirente capire se è il caso o meno di spendere "parecchio" in più per la declinazione "Edge HD" (parliamo di circa il doppio!), in base alle proprie esigenze ed al proprio budget.

Ad ogni modo, non è uno strumento per tutti gli utenti e per tutte le condizioni: è comunque un'ottica piuttosto impegnativa, che va corredata di accessori assolutamente necessari (riduttore/correttore, sistema di guida ad hoc, montatura all'altezza), va periodicamente collimato, ed ha bisogno di molto tempo per acclimatarsi quando viene portato all'esterno, perché renda al meglio. Aggiungo che è molto incline ad appannarsi per la condensa sulla lastra frontale, richiedendo quindi un buon paraluce e relativa fascia anticondensa.

Certo non un primo telescopio, ma quei pochi giorni all'anno, in mani sapienti...può davvero mostrare i muscoli.

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